Scioperi, espulsioni e capitalismo verde: i primi temi «per sentito dire»

Una volta al mese ci incontriamo per raccontarci a vicenda notizie lette sui giornali tedeschi (ma non solo) e le commentiamo, in un’atmosfera contemporaneamente rilassata ed attenta. Il primo incontro del 2024 di Per sentito dire si è svolto presso il 16 febbraio allo “XOXO Café & Bar” dalle 16.00 alle 18.00 e abbiamo partecipato in tre persone. I temi ai quali è stata rivolta l’attenzione sono stati tre: sciopero GDL, Abschiebungen, capitalismo verde. Di seguito una sintesi.

Sciopero GDL

G. ha richiamato l’attenzione su rivendicazioni e scioperi della GDL. L’abbreviazione sta per Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführer, è il sindacato dei macchinisti [conduttori di locomotiva] tedeschi. Un recente sciopero della GDL è durato da mercoledì 24 gennaio fino a domenica 28 gennaio. La ripresa delle trattative con la controparte DB, Deutsche Bahn [Ferrovie tedesche], ha segnato l’interruzione dello sciopero con un giorno in anticipo rispetto a quanto annunciato. Per le trattative attualmente in corso è prevista la scadenza del 3 marzo, e fino ad allora silenzio stampa e Friedenspflicht [letteralmente: dovere di pace], cioè astensione dalla lotta sindacale.

Punti che rimangono per noi prossimamente/in futuro da approfondire:

  • differenze tra Italia e Germania riguardo all’efficacia delle lotte sindacali e riguardo alle leggi che garantiscono e regolano il diritto allo sciopero;
  • esito nelle prossime settimane delle rivendicazioni sindacali riguardanti riduzione dell’orario di lavoro e aumenti salariali dei macchinisti.

Abschiebungen [espulsioni]

A. ha raccontato di un paio di articoli riguardanti l’espulsione di migranti. La didascalia alla foto che in prima pagina sulla ND del 13.02. ritrae un ragazzo scortato da personale di polizia su una scala d’imbarco recita: «Dagli aeroporti tedeschi come questo di Leipzig-Halle partono regolarmente voli di espulsione che vengono sorvegliati dalla polizia». Il quotidiano riferisce dell’attività di ricerca e (contro)informazione svolta dall’organizzazione antirazzista No Border Assembly, che documenta le espulsioni dalla Germania, incluse informazioni sulle compagnie di volo che le hanno effettuate su incarico dello Stato. Per il 2023 si contano 220 espulsioni con aereo. L’organizzazione sopra citata pubblica sotto la denominazione Deportation Alarm anche le date delle espulsioni imminenti.

Nell’edizione del 14.02. del quotidiano TAZ si parla invece di uno specifico genere di espulsione di cittadini/-e extracomunitari/-ie: da un Paese UE al Paese di primo approdo all’interno dell’Unione Europea. Secondo il regolamento Dublino III [Regolamento UE N. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio) una volta che il Paese di primo approdo (es. Bulgaria) risponde positivamente alla richiesta di un altro Paese di riprendere in carico il/la cittadino/-a extracomunitario/-a, entro 6 mesi il Paese richiedente può effettuarne il trasferimento verso il Paese di primo approdo. Scaduto il termine dei 6 mesi la competenza riguardo alle procedure di asilo passa al Paese che ha formulato la richiesta e in cui il/la migrante si trova e ha trascorso i 6 mesi. In questo contesto l’articolo racconta di una forma di Kirchenasyl [asilo della chiesa], una pratica di solidarietà delle comunità parrocchiali tedesche a sostegno di cittadin* comunitari*, che trovano ospitalità negli edifici e nell’area di proprietà della parrocchia per alcuni mesi, riuscendo così scansare il trasferimento in Paesi in cui eventualmente hanno già sperimentato violenza da parte della polizia o comunque  prevedono trattamento e condizioni peggiori.

 Punti che rimangono per noi prossimamente/in futuro da approfondire:

  • nuovo patto sulla migrazione e l’asilo dell’UE su cui Consiglio e Parlamento europeo si sono accordati a dicembre 2023;
  • cosiddetta Rückführungsverbesserungsgesetz [Legge di miglioramento del rimpatrio] approvata a inizio febbraio dal Bundesrat [Consiglio federale] tedesco.

Capitalismo verde

L’ultimo articolo, dall’edizione 10.-16.2. di Wochentaz, lo ha sottoposto alla nostra attenzione D. criticandone contenuto ed impostazione. L’articolo parla con una visione tutta ottimistica di quegli investimenti, da parte di chi possiede grandi capitali, che rientrerebbero nella categoria di attivismo per il clima. Nella discussione intorno a questo articolo, in base a quello che sappiamo della storia, dell’attualità e del funzionamento del capitalismo, è sembrato a tutti/-e e tre di dover rispondere con un “NO” alle due domande che la giornalista B. Junge pone nel testo: «Si può combattere il cambiamento climatico con le armi del capitalismo? Il capitalismo verde è da prendere sul serio come alternativa al capitalismo nero del petrolio?». Tra le formulazioni dell’articolo che hanno attirato la nostra attenzione anche la seguente frase: «Chi non finanzia adesso questa trasformazione [dell’economia capitalista in una economia capitalista “senza aggiuntive emissioni”], si troverebbe più tardi a dover pagare molto di più». L’abbiamo commentata dicendo che a seconda della parte del mondo in cui vivi e della classe e gruppo sociale di cui fai parte il dover pagare le conseguenze di un sistema economico e di scelte politiche ha significati e urgenze molto differenti. Formulato un po’ meno astrattamente: c’è chi può pagare con reputazione, consenso elettorale, con calo di vendite, ma anche chi paga con conseguenze più importanti e letali.

Punti che rimangono per noi prossimamente/in futuro da approfondire:

  • argomentazioni contro il cosiddetto capitalismo verde e forme in cui vengono espresse.

Il resoconto è stato redatto da Alessandro e sottoposto all’attenzione di chi ha partecipato all’incontro per apportare eventuali correzioni, modifiche, commenti.

Un commento

Lascia un commento