Interruzione di gravidanza, congresso pro Palestina e sostegno contro la violenza «per sentito dire»

Una volta al mese ci incontriamo per raccontarci a vicenda notizie lette sui giornali tedeschi (ma non solo) e le commentiamo, in un’atmosfera contemporaneamente rilassata ed attenta. Il terzo incontro del 2024 di Per sentito dire si è svolto il 19 aprile allo XOXO Café & Bar dalle 16.00 alle 17.30 e abbiamo partecipato in tre. Di seguito una sintesi.

Dopo una prima riflessione di E. riguardo al sensazionalismo di alcuni titoli di notizie A. ha dato conto della discussione degli ultimi giorni in Germania relativa alla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza. Una commissione di 18 espert* incaricata dal governo ha presentato proposte di modifica delle norme che regolano l’interruzione di gravidanza, si tratta dei paragrafi 218 e seguenti del codice penale tedesco. Attualmente l’interruzione volontaria di gravidanza in Germania è ufficialmente illegale ma NON è punibile se effettuata entro le prime 12 settimane di gravidanza ed effettuata dopo aver ricevuto una consulenza, guidata dallo sforzo di “incoraggiare a proseguire la gravidanza”. Ora la suddetta commissione suggerisce di legalizzare in senso pieno l’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 12 settimane e di trasformare la consulenza obbligatoria in un’offerta di consulenza (a cui decidere se ricorrere o meno). I due giornali consultati a proposito di questa notizia sono stati der Freitag e DIE ZEIT. Da parte di coloro a favore della conservazione della norma attuale è stato sostenuto come essa sia frutto di un compromesso tra varie anime della società e che aprire il dibattito su questo tema significherebbe aprire una frattura all’interno della società. Chi si esprime a favore della modifica della norma nel senso della completa legalizzazione dell’interruzione volontaria nelle prime 2 settimane di gravidanza fa invece presente tra gli altri due progressi che così sarebbero raggiunti: da una parte il peso psicologico relativo a tutto il procedimento diminuirebbe sia per medici che donne, dall’altra l’assicurazione sanitaria sarebbe tenuta a coprire le spese per questo intervento medico.

Come seconda notizia, in base a un articolo del giornale olandese Nrc Handelsblad riportato dal settimanale Internazionale, M. ci ha parlato di un gruppo di sostegno che opera a Milano su iniziativa del Centro Italiano per la promozione della mediazione. Il gruppo è composto e rivolto a uomini che hanno commesso violenza nei confronti di donne. Coordinano le attività criminologi, psicologi e psicoterapeuti che durante le sedute tra l’altro si preoccupano di correggere quelle affermazioni dei partecipanti che tendono a minimizzare o a allontanare da sé la responsabilità (es. “è successo” ≠ “ho fatto” oppure “ho commesso”). Nell’articolo si ricorda che nel 2023 in Italia sono state uccise 120 donne e si fa notare che in Italia nella categoria “femminicidio” ricadono gli omicidi commessi nell’ambiente familiare/affettivo, mentre una prostituta uccisa da un cliente non rientra in genere nel conteggio. Viene poi menzionato con apprezzamento il “cartellino giallo”, è il nome per una caratteristica misura preventiva italiana e che non ha valore di procedimento penale: si tratta di un possibile avvertimento formale da parte della questura in seguito a una segnalazione per esempio di un vicino di comportamenti violenti. È tra gli altri proprio a coloro che ricevono il cartellino giallo che viene suggerito di partecipare al gruppo di sostegno di cui abbiamo parlato. Mentre M. ci riferiva dell’articolo i nostri commenti riguardo a questo percorso rieducativo hanno riguardato oltre all’aspetto della responsabilizzazione anche l’utilità dei processi di riflessione e formazione di consapevolezza e di decostruzione di propri comportamenti e relazioni nocive, in quanto processi trasformativi in generale salutari per ogni individuo e per la società, non solo perciò da attuare in prossimità di emergenze.

L’ultima notizia, raccontata da A., ha riguardato il Congresso Palestina che si sarebbe dovuto tenere a Berlino durante tutto il fine settimana 12–14 Aprile. Invece venerdì 12, da poco cominciato il Congresso è stato interrotto dalla polizia e il suo svolgimento vietato. Sabato si è manifestato contro il suo divieto e domenica in streaming è stato possibile comunque inscenare un “Tribunale contro l’aiuto tedesco al genocidio a Gaza”, previsto invece originariamente come assemblea plenaria. Tra le misure relative al Congresso applicate dalle autorità e che hanno suscitato clamore c’è stato il divieto di ingresso in Germania per l’ex (nel 2015) ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis che avrebbe dovuto partecipare ai lavori con un suo intervento. In seguito ai fatti menzionati il team legale del Congresso sulla Palestina e organizzazioni come l’ANPI Germania hanno espresso preoccupazione per le restrizioni al diritto di riunione e alla libertà di opinione e per l’utilizzo dell’etichetta di antisemitismo per diffamare solidarietà al popolo palestinese e critica alle operazioni dello stato di Israele. Al contrario la grande maggioranza della politica istituzionale tedesca che si è pronunciata ha esternato apprezzamento per il divieto imposto alla manifestazione interpretata come pericolosa espressione di intollerabile odio nei confronti di Israele.

Il resoconto è stato redatto da Alessandro e sottoposto all’attenzione di chi ha partecipato all’incontro per apportare eventuali correzioni, modifiche, commenti.

L’appuntamento di «per sentito dire» è al terzo venerdì di ogni mese. Non ci sono requisiti specifici per partecipare, non esitare a contattarci, a presto!

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