Politica su TikTok, crack, occupazione dell’università a «per sentito dire»

«Per sentito dire» è un incontro aperto a tutt*, durante il quale ci raccontiamo a vicenda notizie lette sui giornali tedeschi (ma non solo) e le commentiamo, in un’atmosfera contemporaneamente rilassata ed attenta. Quest volta ci siamo incontrat* il 7 giugno al XOXO Café & Bar dalle 16.00 alle 17.30, abbiamo partecipato in quattro.  Qui di seguito una sintesi.

Per cominciare E. ha parlato di propaganda elettorale (e in generale politica) mediante il social network TikTok. G. ha fatto presente come il formato breve si presti a slogan e comunicazione semplicistica delle destre populiste. A. ha invece nominato uno studio della Rosa Luxemburg Stiftung riguardante la comunicazione politica attraverso TikTok da parte di attivisti di sinistra. La parte finale della discussione ha riguardato il noto caso dello slogan xenofobo cantato fuori a un locale esclusivo sull’isola di Sylt da un gruppo di giovani sulle note di un pezzo di Gigi D’Agostino. In particolare ci siamo chiest* come il licenziamento, che alcuni di loro hanno subito come conseguenza dell’accaduto, sia giuridicamente giustificabile e quali siano le differenze a questo proposito tra norma tedesca e italiana.

Il secondo tema dell’incontro è stato il crack, diventato negli utlimi 25 anni la droga di strada più consumata a Francoforte e che è presente in maniera significativa anche in altre grandi città tedesche. L’articolo, tratto dall’edizione 1-2 giugno del quotidiano nd, titola “Koks für Arme” [Cocaina per poveri], fornisce dettagli sulla sostanza, pone domande riguardo al mercato della droga e a possibili efficaci interventi politici, inoltre dà uno sguardo agli Stati Uniti come paese di nascita del crack, alla sua diffusione dalla metà degli anni 80 nelle comunità nere povere e al carattere dannoso della repressione carceraria allora adottata.

L’ultima parte dell’incontro si è sviluppata da un accenno all’occupazione di fine maggio della Humboldt Universität di Berlino in solidarietà col popolo palestinese, alle accuse mosse agli/alle occupanti di solidarizzare con Hamas e allo sgombero da parte della polizia. E. ha ricordato l’occupazione a inizio maggio dell’Audimax [Auditorium] dell’università di Lipsia, tra l’altro vicinissimo al luogo del nostro incontro. In generale G., pur tenendo conto della storia del Paese in cui viviamo, trova inspiegabile il posizionamento ideologico di esponenti politici tedeschi e protagonisti dei media a sostegno della politica israeliana. Per A. l’accusa indiscriminata di antisemitismo nei confronti di critiche rivolte allo Stato di Israele è espressione di una diffusa barriera culturale/ideologica, un blocco mentale. G. avanza l’ipotesi che elementi politico-economici dell’alleanza tra i due stati giochino un ruolo importante in questo sostegno incondizionato ad Israele. Se è vero che il fenomeno, anche presente in Italia, appare in Germania di gran lunga più profondo ed esteso, è vero anche che a livello internazionale il clima intellettuale, cioé di posizionamento e interpretazione dei fatti riguardanti Israele e Palestina, negli ultimi mesi e soprattutto settimane è (lentamente) cambiato. Infine ricollegandosi con il tema affrontato in apertura E. ha fatto riferimento allo slogan “All eyes on Rafah” condiviso ultimamente da milioni di utenti di socialnetworks e che per il messaggio umanitario che trasporta può valere da esempio di uso non reazionario degli spazi digitali di comunicazione.

Il prossimo appuntamento di «per sentito dire», ultimo prima della pausa estiva è per il 19 luglio. Come per gli altri appuntamenti non ci sono requisiti specifici per partecipare, non esitare a contattarci o comunque passa! Ne saremmo contenti. A presto!

Un commento

Lascia un commento